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Visualizzazione dei post da 2019

Gesù non può essere 'di proprietà'...

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Esistono delle cose che definiamo con i possessivi: mie, tue, sue; su di esse esercitiamo un possesso, accampiamo una proprietà. La mia casa, la mia automobile, la mia bicicletta, il mio computer, il mio telefonino... Siamo abituati a gestire la nostra vita, il nostro mondo, il nostro quotidiano distinguendo le cose in base a chi appartengono: mio tuo, suo, nostro, vostro, loro; del lavoro, di casa, dello stato, della società.Lo facciamo anche con le esperienze, le sensazioni, 'la mia esperienza', le mie capacità... Durante l'avvento, all'oratorio (mi verrebbe da dire al 'mio' oratorio…), mentre preparavamo con i bambini il presepe per la collegiata, ho raccontato una storia di un libro di qualche anno fa, legata al Natale, al presepe e a Maria, Giuseppe e Gesù, si intitola "La pancia di Maria". In breve la storia racconta di un vecchio, un po' arcigno, che ospita la sacra famiglia, salvandoli dal freddo e dalla fatica ma chiedendo in cambio il

#iohounapala

Seconda domenica di avvento... Messa parrocchiale con la presenza della sezione scout... molti bambini e ragazzi. Ho usato un oggetto, una PALA, per lanciare chiaro il messaggio di un’attesa impegnata e non passiva, un’attesa che chiede il lavoro personale di ciascuno, un lavoro anche faticoso.... A omelia conclusa da pochi secondi avanza nella navata il piccolo Leonardo che ci tiene tantissimo a dirmi: “io ho una pala”. Spiazzato, mentre tornavo a sedermi, sul momento ho accolto il suo intervento, archiviandolo con una battuta per la gente e un bel grazie per Leonardo. ma il suo intervento cosi spontaneo profumava troppo di Vangelo per lasciarlo cadere. Se la pala è il segno dell'impegno, dello sforzo, della fatica positiva nel preparare la via del Signore, allora dire "io ho una pala" è rispondere alla chiamata del battista, è rispondere alla propria Vocazione. Un messaggio straordinariamente spontaneo quello di Leonardo, che potrebbe diventare la risposta di cias

Il "retrocasa" di Amsterdam

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Sul nostro palco la sua disposizione non ricalcava molto fedelmente la realtà originale del ‘retrocasa’. Il nostro salotto, la cucina posta a fianco e le ampie scale che portavano vagamente ‘di sopra’ non corrispondono ai sei piccoli locali, disposti su tre piani, collegati da ripide e strette scale, abitati da Anna e gli altri 7 ospiti per più di due anni. Qualcuno di noi si era studiato così bene la materia da avere in chiaro quasi centimetro per centimetro gli spazi della casa sul retro della Opekta di cui Otto fu direttore. Circa la metà della nostra ‘troupe’ (attori e tecnici) ha potuto a fine giugno essere ad Amsterdam a visitare proprio gli spazi di Prinsengracht 263. Al nascondiglio si arriva dopo un percorso introduttivo museale che attraversa gli spazi della ditta fino a giungere alla porticina nascosta dalla scaffalatura. L’introduzione dell’audioguida ci ha riportato a tante frasi dei protagonisti che sul nostro palco hanno raggiunto il pubblico attraverso l

40 giorni in pellegrinaggio verso Pasqua

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La quaresima in fondo è un viaggio, sono 40 giorni di viaggio, di cammino, di pellegrinaggio, verso la Pasqua. Il pellegrinaggio ha proprio questa configurazione: un cammino, preferibilmente a piedi, che ha chiara una meta. La meta illumina e da significato al cammino, ma il cammino, il viaggio, il percorso rivestono un’ importanza fondamentale. Per questo oggi non siamo più tanto bravi a fare pellegrinaggio né tanto meno a fare quaresima. I nostri viaggi sono facili, comodi anche i pellegrinaggi, a piedi ci andiamo poco, e anche i mezzi più spartani sono venuti meno a favore di aeroplani o bus extra lusso. Il pellegrinaggio è fatto di preparazione, attesa, avvicinamento, fatica. La quaresima è la nostra preparazione, la nostra attesa, l’avvicinamento, la fatica che ci porta a sperimentare la Pasqua!

Il Diario di Anna Frank

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Sono passate ormai tre settimane dal lungo week end nel quale, con i ragazzi del Gruppo Giovani dell’Oratorio di Balerna, abbiamo portato sul Palco Il Diario di Anna Frank. Mi sono deciso a mettere per iscritto qualche pensiero. Durante l’ultima settimana di «marketing» per invitare pubblico a vederci a teatro, in radio o in altri modi spesso ci è stato chiesto come ci siamo preparati a un testo del genere, a portare in scena un teatro impegnativo, le forti parole di Anna. La risposta vera, che ora mi è anche più chiara, è che non si siamo affatto preparati. Non ci abbiamo pensato, non ce n’era bisogno, non volevamo, non saprei esattamente il perché, ma semplicemente abbiamo ricevuto il testo da Gianni e l’abbiamo letto insieme, ciascuno già nel suo ruolo così come io li avevo distribuiti.