Dies Irae?
XXXIII Domenica del tempo ordinario, anno C

Testo antico della "Messa da requiem" il Dies Irae
"Giorno d'ira, quel giorno distruggerà il mondo nel fuoco, come affermarono Davide e i profeti":
Sembra il profeta Malachìa della prima lettura di questa domenica che parla proprio del "giorno che sta per venire, rovente come un fuoco".
Siamo ormai alla fine dell'anno liturgico e la liturgia ci "lancia" in avanti verso l'escatologia, la fine/il fine.

Di composizioni del "Dies Irae" ce ne sono molte, alcune famosissime (come quella di Mozart...) ve ne propongo tre all'ascolto, la prima è solo musica, senza parole.
Vi invito ad ascoltarle e a capire cosa vi fanno provare...
Quale vi piace di più?

Arthur Honegger,
Sinfonia n. 3 "Liturgica",
(1946)
Wolfgang Amadeus Mozart,
Messa di Requiem in Re minore K 626, (1791)
Tommaso da Celano (?),
Canto Gregoriano,
1200-1265




Del Brano di Honegger mi colpisce la tensione, anche una certa angoscia.
Il Requiem di Mozart è insuperabile in solennità.
Ma per la riflessione di oggi la mia preferita non può essere che la versione in canto gregoriano.
Pur trattandosi di un testo apocalittico, terribile nel suo svolgersi, il canto gregoriano trasmette calma e serenità: l'atteggiamento proprio del cristiano di fronte a quel giorno, a quell'attesa. Sono le Parole di Gesù nel Brano di Luca: "non vi terrorizzate" e ancora: "Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto".
Il cristiano non è impaurito dall'orizzonte escatologico, non teme nemmeno i segni dei cataclismi (su cui fanno leva invece gruppi millenaristi). Ciò che mette, o dovrebbe mettere, in tensione i cristiani è il non riuscire a vivere il Vangelo, non riuscire a contagiare il mondo con l'ideale di vita profondamente e sinceramente umana che Gesù propone e per primo vive.
Dentro e fuori la Chiesa non fermiamoci alla superficie del "tempio, ornato di belle pietre e doni votivi" ma con Gesù impegniamoci per vivere da veri essere umani.


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