Le strade di Natale

"How many roads", quante strade da camminare.. cantava (e canta) Bob Dylan.
Quante strade sono tracciate anche nei testi che ci parlano del Natale.
Quante strade percorriamo noi nella vita. Quante buone, quante un po’ meno.
Quante veloci come autostrade, quante altre ripide e faticose come i sentieri di alta montagna.
Isaia ci ha parlato di un popolo che camminava nelle tenebre. Camminava... una strada... buia... di fatica... La strada buia della ‘Promenade des Anglais’ a Nizza o quella che porta alla Piazza della chiesa del Ricordo di Berlino, percorsa dai camion assassini. Una strada buia che tutti sentiamo pesante, che ci tocca più o meno da vicino nelle sicurezze.
Una strada e un cammino che però è annunciato essere illuminato da una grande luce, che risplende, che il popolo vede.
Isaia ha parlato anche di contadini che mietono. Il risultato di tante fatiche, quanta strada dalla casa ai campi, quanti chilometri percorsi nel campo stesso per seminare, curare, irrigare, mietere.
Quanti chilometri percorsi dai migranti per terra e per mare, quanti chilometri percorsi da disoccupati per trovare la dignità di un lavoro, quanti chilometri percorsi per non perderlo il lavoro. Ma la mietitura porta gioia! Quegli ultimi chilometri della raccolta dei frutti hanno un altro tenore. Quanta gioia nel ritorno dal campo!
Nel testo di Isaia ci sono anche le calzature dei soldati che rimbombano mentre essi marciano. Ad Aleppo, (ma in quante altre parti del mondo) rimbombano quelle calzature, insieme alle bombe, agli spari di fucili e mortai. Una strada sola è rimasta ad Aleppo, piena di pulmann che percorrono quanti chilometri possono per evacuare e mettere al sicuro gli ultimi superstiti della guerra.
Ebbene quelle calzature rimbombanti dei soldati saranno distrutte!
Isaia parla di strade, delle nostre strade più o meno simili a quelle dei drammi raccontati. Strade pesanti, ripide, buie. Ma che si fanno leggere, spianate, illuminate.
Perché?
Perché un bambino è nato per noi! Ci è stato dato un figlio. Che è chiamato consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace.
Quello è il segreto più profondo, il mistero straordinario del Natale verso il quale ogni strada porta e dal quale ogni strada riparte trasformata. Lo vediamo chiaro nel Vangelo. Maria e Giuseppe, anche loro sono in strada, una strada di sicuro non scelta, la strada che separa Nazaret da Betlemme, imposta da un censimento di Augusto. Una strada difficile, anche pericolosa per una donna, primipara, ormai a termine della gravidanza. Ma una volta arrivata a quella mangiatoia in cui il bambino profetizzato da Isaia viene deposto con estrema semplicità, da lì riparte e fa ripartire molte altre strade che parlano di cambiamento.
C’è la strada dei pastori, disprezzati da tutti ma che ricevono per primi l’annuncio, ai quali viene annunciata la pace e la gloria. L’andata dal bivacco alla mangiatoia è piena di dubbi, ma il ritorno è pieno di gioia, di annuncio a tutti gli altri! "se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro e quelli che li udivano si stupirono delle cose dette da loro".
Cambia la strada di Maria che "custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore".
Cambia la strada di Giuseppe che ora è padre, con una responsabilità su quel figlio affidatogli direttamente da Dio.
Cambierà la strada dei Magi, che hanno trovato colui che attendevano e hanno potuto onorarlo. La loro strada cambierà anche concretamente quando ritorneranno per un’altra via per evitare Erode. Questo è l’effetto di quel bambino.
E la nostra strada?
Il nostro tempo è quello dell’"attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo" secondo le parole di Paolo.
Ma a contatto con questo messaggio diretto di Dio, le nostre strade cambiano?
Una salvezza che non passa dalle cose grandi e potenti ma che passa attraverso quelle piccole, semplici e fragili: "un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio" piccolo e fragile ma in grado di cambiare tutto illuminare strade buie, portare gioia nel cammino triste e sofferente eliminare il rumore di guerre, liti e incomprensioni buio, fatiche, liti. Quelle grandi e mondiali come quelle personali. Piccolo, semplice e fragile; un bambino che cambia tutto.
La nostra strada oggi deve portare a guardare il presepe, deve farci scontrare con questo paradosso che la fragilità è più potente di qualunque forza o potere, che in essa possiamo trovare, troviamo, la luce di Dio, la forza di Dio, la pace di Dio, quella gloria, quella salvezza annunciata dagli angeli: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama". Avremo un altro anno davanti per tornare sempre nuovamente a scoprire perché e come questo bambino cambia le cose. È scritto nel Vangelo. È il Vangelo. Ma questo inizio della storia della salvezza, da il ‘LA’. Tutto è e sarà sorpresa, oggi torniamo a scoprirla, desideriamo davvero viverla.


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