Val Codera
Destinazione regina delle attività dello scoutismo clandestino milanese delle Aquile Randagie che durante il regime fascista, raggiungendo Colico in treno si inoltravano per l'impervia scalinata fino all'abitato di Codera e al piano di Casera. Oggi la valle resta abitata a Codera e in alcuni altri monti, ed è percorsa da decine di Rout di clan Rover che transitano dalle due basi scout. Il film Aquile Randagie, opera prima del regista Gianni Aureli scout romano, ha puntato i riflettori su questo piccolo angolo straordinario delle Alpi Retiche.
Dal Lago di Novate guardando a est difficilmente si indovina l'accesso della valle, che consiste in una ripida scala che in poco più di un'ora supera 500 metri di dislivello della parete quasi verticale sul versante destro della valle e immette sui boschi e i prati che in costa conducono all'abitato di Codera. Il panorama sul Piano di Chiavenna sarà superato solo dalla vista sulle cascate che si potrà godera da Casera e dal Rifugio Brasca. Panorami simili non mancano in altri scorci alpini, ma in Val Codera ad essi si sommano emozioni e significati speciali attraverso una storia di fedeltà e ribellione. Fedeli e Ribelli è infatti il motto delle Aquile Randagie che per essere fedeli alla promessa scout di "aiutare il prossimo in ogni circostanza" si vedono costrette ad essere ribelli nei confronti del regime che nel 1928 ha soppresso lo scoutismo e altre associazioni educative.
Nell'agosto 2020 mi trovo per la prima volta in valle, in visita a Gianni e Gaia (rispettivamente regista e sceneggiatrice del recente film sulle AR) che trascorrono alcuni giorni come custodi alla Centralina. Trascorriamo insieme una buona mezzagiornata tra bagno al fiume, pranzo in osteria e la celebrazione dell'Eucaristia con alcuni altri scout presenti. Anche i testi biblici del giorno (2 Ts 2, 1-3.13-17 / Mt 23, 23-26) sembrano parlarci di un bisogno più profondo di fedeltà e ribellione. Fedeltà all'insegnamento ricevuto come raccomanda Paolo ma ribellione sia alla superficilità dell'applicazione della nostra fede, sia all'esperienza di un mondo che a volte ha bisogno di una testimonianza diversa.
Un momento speciale per me poter celebrare l'Eucaristia con calice e patena che per Codera aveva fatto preparare nientemeno che don Giovanni Barbareschi che, insieme a Baden (don Andrea Ghetti), è stato un prete straordinario nell'esperienza delle AR. Insieme furono artefici, con decine di altri scout, della salvezza in Svizzera di centinaia e forse migliaia di persone in fuga dal regime, senza però poi dimenticare la giustizia e l'amore imparato dal Vangelo mettendo anche in salvo dalle rappresaglie gli stessi loro torturatori.
Così la Val Codera è, come è stata o sarà per tantissimi altri scout, un luogo che mi spinge a desiderare vivere con quella stessa fedeltà e quella stessa ribellione il mio essere prete, il mio essere scout, il mio essere cristiano.
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