Una voce...
II Domenica di avvento, anno B
Is 40,1-5.9-11; Sal 84; 2 Pt 3,8-14; Mc 1,1-8
Tempo di avvento, tempo di attesa.
Un attesa impaziente della manifestazione di Dio (diceva S. Paolo ai Corinzi la scorsa settimana).
C'è silenzio.
Un silenzio che rende l'attesa pesante.
Dio non fa sentire la sua voce, non interviene nella storia
(diceva Isaia nella I domenica di avvento).
In questa II domenica sentiamo parlare di una voce!
C'è una voce, che grida forte.
Sono più voci, voci ricche di indicazioni, voci che danno compiti.
- Consolate! L'attesa ha logorato, c'è un annuncio di compimento, ma non è ancora tutto fatto.
- Preparate! L'attesa è finita, il Messia viene, ma bisogna preparare una strada una via d'accesso per la sua venuta.
L'attesa ha in sé qualcosa di passivo, ora è tempo di attivarsi, di fare, di spianare, di colmare, di darsi da fare per eliminare gli ostacoli.
Il deserto di Giuda, certamente non facile da spianare... |
Ostacoli all'accoglienza del Messia che ciascuno di noi ritrova nella propria vita, ciascuno a suo modo, ciascuno i suoi. Si tratta di fare piazza pulita, per accogliere colui che viene.
Una voce che grida, quella di Isaia di preparare una strada nel deserto.
Una voce che grida nel deserto, quella di Giovanni, chiedendo di preparare una strada, una via.
Nel deserto, dal deserto si alza questa voce, chiedendo di preparare, non solo nel deserto, questa via per il Signore. Un deserto che è uno spazio libero, non occupato da nulla, che noi stessi abbiamo liberato, c'è posto adesso. Giovanni ci ha convinto che è possibile preparare la strada di Dio, che non è un'impresa irraggiungibile, non c'è dubbio o peccato che
possano fermare questa venuta! La voce di Giovanni è una voce di speranza, che contiene il giusto ottimismo verso sé stesso e verso coloro a cui parla, Giovanni conosce bene la propria piccolezza di fronte alla grandezza di Colui
che annuncia, ma questo non gli toglie il desiderio e la determinazione
di farsi annunciatore e di preparare la sua venuta. La sua voce serva anche a noi per non essere sfiduciati nei confronti delle nostre possibilità, la sua voce ci ricordi che abbiamo la capacità di accogliere Dio e di esserne anche annunciatori.
Eliminati gli ostacoli nel deserto siamo fatti messaggeri, dall'alto per poterci far sentire, senza paura. Siamo invitati
a salire sul monte per far giungere la voce (non nostra) il più lontano
possibile, una voce che ha una lieta notizia (evangelo) da annunciare,
con forza e senza paura.
"Il lodevole numero dei profeti" di Gregorio Marinaro |
Quel silenzio che Dio sembrava mantenere sulla storia è spezzato dalla voce dei profeti che si fanno voce di Dio, che gridano che chiedono conversione e che annunciano lieti notizie.
Anche oggi gridano i profeti e ci invitano a stare desti, a svegliarci. Ciascuno di noi è chiamato a diventare "voce", ciascuno è chiamato a diventare profeta con lo Spirito del Signore che è su di noi per farci annunciatori. Il profeta Isaia ce lo spiegherà nel suo testo della III Domenica di avvento.
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