L'opinione che conta davvero
III Domenica di avvento, anno B

Is 40,1-5.9-11; Sal 84; 2 Pt 3,8-14; Mc 1,1-8


Attendiamo da svegli che una voce ci aiuti a preparare la via per il Signore. È il messaggio della I domenica e della II domenica di avvento.
Vegliamo, ascoltiamo la voce nel deserto, prepariamo la via, facciamo ordine in noi perché siamo chiamati a diventare noi stessi "voce", perché come per Isaia "lo spirito del Signore è su di me", lo spirito del Signore può essere su ciascuno di noi.
Annunciare il lieto annuncio (evangelo) a chi ne ha bisogno, riempie di gioia lo stesso messaggero: "io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio".
Una gioia, un essere lieti, che è da mantenere.
"della stessa pasta degli uomini"
Come non essere lieti sapendo che Dio ci ama così tanto da voler essere uno di noi? Come noi, "della stessa pasta degli uomini" secondo l'espressione di Ippolito di Roma.
Di questa gioia siamo chiamati ad essere messaggeri, annunciatori di buone notizia, di Buona Notizia, "testimoni" come dice Giovanni di sé.
Giovanni con un messaggio non suo, ripreso dai profeti antichi e anticipazione del lieto annuncio di Gesù, che è Gesù stesso.


Giovanni annuncia che sta per venire "uno" che è già in mezzo a noi ma non conosciamo. Uno che va conosciuto, che va riconosciuto. Gesù è in mezzo a noi, è necessario saperlo vedere, riconoscerlo e anche mostrarlo. Mostrare Lui e non altri, non noi, come ha saputo fare Giovanni.
Non è mai facile scomparire a favore di un altro, restare nell'ombra e riuscire a cedere il posto. Lo è anche per i "professionisti del sacro". Il rischio di gustare le "luci della ribalta", di farsi un punto d'onore del successo nella predicazione o in qualunque altra attività pastorale, è sempre dietro l'angolo, soprattutto se il successo è stato preceduto da una serie di fallimenti o da un periodo difficile. Dietro a ciò vi è un bisogno di approvazione comune a tutti gli esseri umani, il bisogno di sapere che qualcuno guarda a noi positivamente.
Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci guardi. Milan Kundera ne "L’insostenibile leggerezza dell’essere" propone quattro categorie di persone a seconda del tipo di sguardo sotto il quale ciascuno ama vivere. Nella prima si trova chi desidera lo sguardo di un numero infinito di occhi anonimi. La seconda categoria è composta da quelli che per vivere hanno bisogno dello sguardo di molti occhi a loro conosciuti. La terza è per coloro che hanno bisogno di essere davanti agli occhi della persona amata. La quarta categoria, molto rara per Kundera, è per chi quelli che vivono sotto lo sguardo immaginario di persone assenti, sono i sognatori.
Io vorrei immaginare una quinta categoria, forse rara ma sicuramente non vuota, si tratta di quegli uomini e quelle donne che cercano un unico sguardo, l'unico che conta davvero: quello di Gesù. Il segreto profondo della vera soddisfazione del bisogno di approvazione sta nella comprensione che vi è un unico sguardo che conta davvero, un'unica opinione veramente importante: quella di Gesù. Se impariamo a ricercare e perseguire la sua approvazione saremo liberati da tutti gli assilli di successo e la ricerca di chissà quale consenso.

Gesù di Giovanni dirà essere "il più grande fra i nati di donna". Sarà Gesù a dirlo, non Giovanni, che si era detto invece non degno di slegare a Gesù il laccio del sandalo.
Se ci fidiamo dell'opinione di Dio, se ci affidiamo totalmente al suo sguardo impareremo a riconoscere la nostra realtà, il nostro essere piccoli e fragili ma amati da Dio al punto da averlo in mezzo a noi, come noi, uomo.

Nella storia di questo cammino verso il Natale incontreremo un'altra figura che si affida totalmente Dio, si tratta di Maria che troveremo nella IV domenica di avvento. Ci ricorda che noi siamo chiamati ad annunciare e mostrare la presenza di Dio in mezzo a noi, ma che essa non dipende da noi: è iniziativa gratuita di Dio.


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