Conquista la vetta chi porta a casa anche la discesa.
II Domenica di Quaresima, anno B

Gn 22,1-2.9a.10-13.15-18; Sal 115; Rm 8,31b-34; Mc 9,2-10

 

Monte Moria e Monte Tabor. Sacrificio di Isacco e Trasfigurazione. Entrambi i racconti sono posti su una montagna. Il sacrificio di Isacco finisce senza sacrificio del figlio (ma con quello di un ariete). L'esperienza della trasfigurazione termina con il ritorno alla vita quotidiana. Da una parte abbiamo Dio che «mise alla prova Abramo», dall'altra abbiamo Gesù che «prese con sé» Pietro, Giacomo e Giovanni.
Il cammino di scoperta di Dio che il racconto della Bibbia testimonia ha una evoluzione straordinaria. La comprensione che Dio non mette alla prova, non gioca con noi come al gatto e al topo, ma è un Dio che si prende cura. Dobbiamo ricordarci che i racconti biblici sono come un 'Diario' di un’esperienza. Dell'esperienza di un popolo con il suo Dio, con l'unico Dio, una storia in cui Dio esercita una straordinaria pedagogia per guidare il suo popolo alla conoscenza di una realtà inattesa completamente nuova. L'idea che Dio «metta alla prova» è un passaggio necessario per abbandonare le antiche idee sulle divinità ed essere pronti ad accogliere il mistero vero di Dio che è amore.

E così il brano del Vangelo di Marco di questa domenica inizia con una bellissima notizia: Gesù ci prende con sé. Gesù ci prende con sé per farci scoprire delle cose... per farci scoprire cose belle! Conduce anche noi come Pietro, Giacomo e Giovanni «su un alto monte». È Gesù che prende l'iniziativa! E ci porta su un alto monte.
Tutti coloro che salgono in montagna, e intendo a piedi o scalando, ma non con automobili o impianti di risalita.  Tutti coloro che salgono in montagna conoscono le sensazioni che questa comporta: la fatica dell'ascesa, il continuo sguardo verso l'alto alla ricerca della meta sperando che sia più vicina, il momento della crisi di fame in cui ci si scopre chiedersi 'ma chi me lo ha fatto fare', gli ultimi metri che fanno sperimentare in modo forte il 'già' arrivato ma anche il 'non ancora' legato all'ultimo sforzo. E poi la gioia straordinaria dello sguardo dalla vetta. Esperienza che vale per le piccole cime locali come per la vetta dell'Everest. E vale anche per il cammino della vita che passa sia dal monte Moria di Abramo e Isacco, sia dal monte Tabor della trasfigurazione, (o qualunque altro sia il monte di questo evento).
Ci sono montagne che non vorremmo mai dover salire, per le quali ogni passo è una lacrima. Possiamo immaginare ogni tipo di sofferenza umana, dalla malattia fisica, a quella interiore, a quella che può nascere dalle relazioni, dai tradimenti. Ci sono montagne che non vorremmo mai dover salire, ma ci sono anche montagne dalle quali non vorremmo mai più scendere. Ogni montagna della vita ci insegna qualcosa sulla vera identità di Dio. Ogni nostra fatica della salita, qualunque bellezza possiamo trovare su in alto è qualcosa che ci unisce all'esperienza divina. E ovviamente non parlo di salire al San Salvatore, al Generoso, al Campo Tencia o all'Adula… ma delle esperienze 'in salita' della vita, in cui ciascuno ha i suoi sentieri e le sue vette. E anche dalle montagne bibliche impariamo qualcosa di Dio: A Moria con Abramo scopriamo che Dio non vuole il nostro sacrificio, non vuole il sacrificio dei figli. Sarà piuttosto lui a «non risparmiare il proprio figlio» secondo le parole che Paolo scrive ai romani. A Moria scopriamo un Dio che è fedele e che desidera vedere la fedeltà nostra. Sul monte della trasfigurazione scopriamo l'identità stessa di Gesù, 'luminoso' come non mai in comunione con l'intera storia della salvezza rappresentata da Mosé ed Elia, Torah e profeti. Dai monti però si scende anche, si deve scendere anche quando «è bello per noi essere qui». E anche le discese dalle montagne sono importanti: conquista la vetta chi porta a casa anche la discesa. E bisogna saper scendere: a piedi, in slitta o sci, con racchette o in volo, senza paura di tornare a casa, perché quell'ascesa ora è scritta nel profondo della vita. Ogni domenica nell'Eucaristia scaliamo il monte per ritrovare Gesù trasfigurato nel pane e nel vino e ogni domenica riscendiamo nel quotidiano perché quella vetta è scritta in profondità in ciascuno di noi.

Commenti

Post popolari in questo blog

Traspare la luce che lasci accendere

Signore, Tu hai Parole di Vita Eterna (Sal 18)
Vegia Pasquale

Stupore e meraviglia