«Esserci»

Carnevale 2024, vacanze scolastiche. In programma da più di un anno c'era un pellegrinaggio in Terra Santa con il Gruppo Giovani dell'Oratorio di Balerna. Un viaggio sognato e desiderato da tempo, attesissimo dai ragazzi e che finalmente nel corso del 2023 aveva individuato l'occasione adatta, le giuste congiunzioni, i fondi adatti e le situazioni perfette. Venti iscritti, venti biglietti aerei di andata e ritorno già acquistati, gli obiettivi e lo stile del viaggio in testa e il programma di massima in via di definizione. Inutile dire che a partire dal 7 ottobre 2023, man mano che i giorni passavano e si definivano i contorni dell'attacco di Hamas a Israele e la terribile reazione (ancora in corso) del governo Netanyahu, si comprendeva sempre di più come il pellegrinaggio sarebbe stato impossibile.
Carnevale 2024, vacanze scolastiche. Non siamo a Tiberiade, Nazaret o Gerusalemme, ma buona parte del gruppo annunciato per la Terra Santa è a Roma. Una specie di anticipo del Giubileo, approfittando di un periodo meno affollato e più accessibile.










Non è una gita ma un vero e proprio pellegrinaggio. Momento centrale della quattro-giorni è il venerdì in cui faccio affrontare ai 12 giovani che mi hanno seguito il pellegrinaggio delle sette chiese, rigorosamente a piedi. Santa Maria maggiore, San Lorenzo al Verano, Santa Croce in Gerusalemme, San Giovanni in Laterano, San Sebastiano alle catacombe, San Paolo fuori le mura e San Pietro in Vaticano lungo un percorso di 25 Km che di Roma attraversa spazi turistici, angoli sconosciuti e pittoreschi ma anche passaggi difficili, scomodi, brutti e ipertrafficati. Come la Via Appia Antica, che abbiamo dovuto scegliere per raggiungere San Sebastiano, quando abbiamo trovato sprangato il percorso nel parco delle catacombe di San Callisto. In soli quattro giorni Roma è stata anche Colosseo, Fontana di Trevi, Piazza Navona, Pincio, Spagna,... tutto ciò che di turistico si riesce a infilare percorrendo a piedi il centro.

Ecco, questo il primo quadro che desidero condividere. Poter accompagnare dei giovani per un tratto del loro cammino è un privilegio non scontato e preziosissimo. Accompagnare ragazzi e giovani che osano esplorare e percorrere molte strade, quelle fisiche di un pellegrinaggio ma anche quelle personalissime della crescita, della scoperta della propria vocazione, dell'indipendenza, della spiritualità e della fede. Con loro nulla è scontato, nella banale; sono esigenti e non si accontentano di risposte semplificate. A Roma non sono mancate le domande. Il più giovane dei pellegrini dell'Oratorio è stato in modo del tutto speciale una sorgente continua di domande, una fontana di richieste, animato da una splendida curiosità che mi ha sì prosciugato le energie ma soprattutto colmato di gioia e stupore. È davvero un privilegio questo che il mio essere prete mi concede: accompagnare ragazzi, giovani per un pezzo della loro strada. È sempre un’esperienza straordinaria ascoltarli, rispondere a domande, porre domande, raccontare, condividere… osservarli crescere e lasciarli andare, ritrovarli dopo poco o tanto tempo, conoscere percorsi di vita e di fede.

Sono gli stessi ragazzi, gli stessi giovani ad essere protagonisti del secondo quadro che vorrei condividere. Legato in qualche modo proprio al primo. Durante le vacanze di carnevale avviene che la mia anagrafe mi vede entrare nella categoria degli "-anta". Prevedevo di festeggiare il giorno preciso in un pub di Tiberiade con i giovani in pellegrinaggio, a Roma siamo andati i giorni seguenti e ci siamo concentrati su altro. Ma il Gruppo Giovani si è organizzato per una sorpresa in occasione l'incontro successivo, riuscendo anche a invitare giovani che negli anni passati erano stati protagonisti del gruppo. Non sono un entusiasta delle feste e delle sorprese; preferisco essere al centro dell'attenzione come docente, professore, predicatore, meno come "oggetto" di festeggiamenti. Ma non nascondo che se c'era qualcuno con cui avrei festeggiato (e ho festeggiato) volentieri è proprio questo gruppo che con tanta spontaneità si incontra il sabato sera all'Oratorio di Balerna. Mi hanno davvero emozionato le sorprese che hanno preparato, le foto che hanno desiderato condividere, i ricordi che hanno recuperato. In dodici anni hanno reso vivo il gruppo una sessantina di persone diverse, quel sabato erano presenti in 25 (+ una giovanissima "nipotina"). Questo gruppo ha una caratteristica che mi rende fiero di aver accompagnato e accompagnare in esso e con esso questi giovani: non c'è un programma, non ci sono (quasi mai) attività proposte "dall'alto" ma tutto nasce da loro o da qualcuno di loro. Io semplicemente sto con loro. E l'oratorio mette a disposizione gli spazi (per questo gruppo, ma non solo, è stato costruita a nuovo anche una cucina...). L'unico programma è l'appuntamento: tutti i sabato sera, iniziando con un cena. Poi qualcuno propone qualcosa, si gioca, si chiacchiera, vengono poste domande alle quali le risposte sono una sorta di catechesi che ascolta chi vuole, a nessuno è imposto nulla. Ci sono poi le proposte extra, come il pellegrinaggio a Roma, la possibilità di un ritiro spirituale, l'aggancio ad altri gruppi dell'oratorio (Lectio Divina, Fede in Tavola,...) o qualche servizio come il babysitting per il gruppo famiglie o il bar per i teatri nel Salone Giona. Qualcuno poi chiede di essere accompagnato più da vicino e inizia un percorso di fede e di discernimento nell'ambito della paternità spirituale.

Crescendo molti dei giovani che vivono questa esperienza si allontanano dal gruppo, percorrono le loro strade in modo indipendente e spesso spariscono come è normale che sia. Non è sempre facile stare a guardare le partenze ma fa parte del servizio, fa parte del ministero. Da parte mia spero sappiano che voglio loro bene, che resto disponibile, che desidero non essere invadente ma che mi fa davvero piacere poterli accompagnare per un tratto e osservare chi diventano crescendo e percorrendo le strade della vita, diventandone grandi protagonisti.

In queste righe non ho finora parlato di Gesù... Non perché sia assente dall'esperienza del gruppo, anzi. Dall'Oratorio sono passati giovani con esperienza di fede, agnostici, atei, non battezzati... E il GG si è sempre un po' adattato alle varie componenti. Ma per tutti è sempre stato chiaro che quelle porte aperte, quella cucina attiva, quel palco disponibile, quel tempo trascorso insieme, le discussioni, i giochi erano possibili insieme perché un adulto, prete, era spinto ad essere lì per fede. Il desiderio di esserci non viene da nessun'altra parte se non dal Vangelo dall'incontro con Cristo.

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