"Carpenteria umana" a Balerna

Quattro anni fa a Morbio mi presentavo con scarponi e zaino come simbolo della montagna che amo ma anche del cammino che mi auguravo di percorre nella e con la comunità. Quest'anno da voi a Balerna forse sarebbe meglio utilizzare montacarichi e furgoni, simbolo del trasloco.
Un trasloco obbliga a fare ordine, pulizia, si buttano molte cose. Un trasloco obbliga a rimettersi in gioco, vale soprattutto per un prete che nella comunità parrocchiale in fondo trova la sua famiglia. I legami solidi restano comunque e si portano con sé, ma per molti aspetti si deve un po' ricominciare. Non si ricomincia dal nulla, ma si riparte su ciò che hanno costruito, e lasciano magari anche con un po' di nostalgia, tutti i vicari che sono passati prima di me e anche i preti che a Balerna ancora ci sono.
Quindi a voi ho deciso di presentarmi come carpentiere, con mazza, cazzuola, mattoni e cemento (e un casco di sicurezza). Quando si costruisce c'è da lavorare sodo, e nei cantieri non manca mai anche l'aspetto della demolizione. Mi piacerebbe demolire i muri che dividono, per costruire mura che sostengono. Mi piacerebbe con voi costruire ponti, aprire porte e finestre. L'oratorio, di cui sarò responsabile, che a Balerna porta anche il nome di «casa della gioventù» mi piacerebbe fosse piuttosto la casa di tutti, la casa della comunità, un luogo dove è bello ritrovarsi per stare insieme da 0 a 99 anni (e oltre, perché no). Una casa da costruire insieme, una famiglia da vivere.
Qualche strumento di «carpenteria umana» credo di averlo ma conto soprattutto sull'aiuto di Qualcuno che ci sa fare, visto che di buona lena ha costruito il mondo intero... Ovviamente si tratta di Dio, senza il quale, ce lo dice Gesù, non possiamo fare nulla. Visto che Lui conta per tre, siamo già in quattro... ma sono sicuro che presto saremo molti di più... Chi mi dà una mano?

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