Pellegrinaggio o Route

Altro giro altra corsa.
Non è esattamente come l’annuncio delle giostre ma al sesto pellegrinaggio in Terra Santa ci sono tante cose che sembrano scontate e tanti luoghi che potrebbero anche essere diventati banali… eppure…

Sarà che le mete non sono esattamente le stesse o le solite, sarà che il gruppo è un gruppo particolare, di fatto anche questo pellegrinaggio non è stato affatto scontato né tanto meno banale.
Nazereth, Tabor, Tiberiade, Gennezaret, Tabga, Cafarnao, beatitudini e Betsaida sono le mete dei primi 4 giorni solo che gli spostamenti si fanno quasi interamente a piedi, con una media di più di 25 Km al giorno.
Città, pascoli, boschi, lago si attraversano, zaino in spalla, con cibo e acqua, sotto il sole che qui a novembre ancora martella con poca pietà.

È così che molto in fretta si entra nella modalità più profonda del pellegrinaggio e quindi anche nel mondo di Gesù e nel suo tempo. Perché il camminare di 24 persone costringe in fretta ad esporsi, a mettersi in gioco, a lasciare che anche la crisi si scateni. Aggiungi la novità della guida locale (conosciuta prima solo da alcuni) e con cui il gruppo il primo giorno fatica a ingranare e subito sei costretto a disarmarti e disarmare. E se tutti lo fanno o almeno ci provano il clima cambia subito e l’ascolto del Vangelo si fa più vero e subito profondo perché il camminare ti ha già privato della corazza e delle altre tradizionali difese. I chilometri macinati entrano dai piedi e raggiungono il cuore spalancandolo, per accogliere confidenze e narrazioni, vita, ricordi e speranze, Vangelo e fede.
I giorni successivi portano a scoprire straordinari e nuovissimi scavi archeologici, la storia delle guerre giudaiche e le sue roccaforti per seguire poi Gesù a Gerasa (dove situare l'indemoniato e i porci) e “nel pieno territorio della Decapoli”, con Hippos, ispiratrice della città sopra il monte impossibile da tenere nascosta…
La strada è importante tanto che nello scoutismo il camminare, solitamente per più giorni, prende il nome di "Route" anche quando non è un vero e proprio pellegrinaggio. La strada e i piedi diventano la porta di ingresso per qualcosa di più importante. “La fede passa per i piedi” e “per i piedi passa la fede” un motto e il suo contraltare vissuti realmente da questo gruppo di scout che per la quarta volta si reca in Terra Santa e per la seconda a piedi. Cammina fisicamente su queste strade, ma anche su quelle del Vangelo condividendo lunghe e quotidiane riflessioni e approfondimenti sui brani di Matteo, Marco, Luca, Giovanni che la terra stessa ci propone di scegliere, anche a Gerusalemme. Cena, Getsemani, Anastasis, suddivisi su due giorni, trovano il centro nelle ore silenziose trascorse nel romitaggio dell’orto degli ulivi. 

Nei secoli cambiano i riti, si passa dal camminare attorno ai luoghi al bisogno di toccarli con mano. Anche per me nel visitare la Terra Santa, e Gerusalemme in particolare, sono cambiati in 18 anni i gesti, i desideri, le aspettative. Mi piace fare “un passo indietro” osservare, vedere, accompagnare e aiutare, sapendo anche che questo stare insieme, aiuta, accompagna anche me. Se per me ora, qui i gesti di devozione hanno perso parte della loro importanza, non lo ha fatto, e credo mai lo farà, essere in questi luoghi, vivere questo cammino con chiunque scelga di percorrerlo. 

 







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