La risurrezione inizia in un'assenza
Veglia Pasquale
Lc 24,1-12
Non c'è il Risorto.Ci avete fatto caso?
Nel racconto di Luca nessuno dei più vicini a Gesù incontra il risorto il mattino di Pasqua.
Non le donne che stavano andando a ungere il corpo per i riti funebri rimandati in fretta e furia.
Non gli apostoli che definiscono «un vaneggiamento» le parole delle donne che riportano l'annuncio degli angeli.
Non Pietro che corre al sepolcro e vede solo i teli e torna indietro «pieno di stupore per l'accaduto».
La risurrezione è qualcosa di grande e misterioso che si rivela innanzitutto in qualcosa che non c'è, in qualcosa che manca, in qualcosa che è trovato in modo assai diverso da come ce lo si aspettava.
La risurrezione, la prima esperienza della risurrezione non è presenza…
la prima esperienza della risurrezione è assenza.
Ma un'assenza che è Buona Notizia, che è Vangelo: "Non è qui, è risorto"
È un'assenza che si fa memoria, che deve farsi memoria: «Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea».
Il racconto della risurrezione proclamato questa notte si ferma qui:
tutto nello stupore di un'assenza.
I primi a incontrare il risorto saranno poi i due pellegrini verso Emmaus
essi ascolteranno Gesù stesso aprire la comprensione delle scritture,
rivelare come trovare nella bibbia parole adatte a capire la croce,
a mostrare come quel pane spezzato all'ultima cena
ora può avere una comprensione molto più profonda e chiara.
Poi la sera di quello stesso giorno Gesù si rivela vivente anche agli undici:
concreto, toccabile, anche nelle piaghe.
Ma quella presenza durerà poco.
Nella redazione di Luca l'ascensione avviene poco dopo, lo stesso giorno, senza altro indugio. E anche quella presenza straordinaria e gloriosa torna ad essere un'assenza.
La risurrezione inizia sempre con un'assenza, con un vuoto, si sperimenta e si concretizza con un'assenza.
Gesù non è mai là dove noi lo attendiamo,
dove noi lo uccidiamo, dove noi lo crocifiggiamo, dove lo seppelliamo…
Gesù è là dove, spezziamo il pane della condivisione, dove tocchiamo il sangue della vita, dove ci sporchiamo le mani con la fraternità, la carità, l'amore reale, fisico, concreto.
Lasciamo parlare questa assenza, lasciamo parlare tutte le assenze! Perché probabilmente sono esse a raccontarci proprio qualcosa di più grande, qualcosa di straordinario, una Buona Notizia nuova. Quelle assenze, ogni assenza nasconde in sé la «grande gioia» della Pasqua.
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