Nudi al sepolcro: rivestiti di risurrezione
Ma scoprendo la tomba vuota possiamo come questo giovane essere rivestiti di vesti bianche, le vesti della risurrezione,
quelle stessi vesti di cui risplendeva Gesù sul Tabor alla trasfigurazione, così bianche, scrive l'evangelista, che nessun lavandaio avrebbe potuto renderle tali. La risurrezione splende di Bellezza!
La stessa bellezza della Gerusalemme del cielo descritta da Isaia come fondata e decorata di Pietre preziose: zaffìri come fondamenta, di rubini la merlatura, berilli per le porte. È il brano che a Balerna abbiamo letto come terza lettura nella Veglia e che ha ispirato il Gruppo Giovani nella preparazione del Cero Pasquale, che riprende le forme e i colori dei mosaici dei pavimenti preziosi delle basiliche di Roma (foto in basso). Cero Pasquale, primo segno della risurrezione, anche lui ci parla di un abito bello e risplendente!
Ma tra il Giovane nudo nel Getsemani e quello rivestito della luce della risurrezione cosa passa? In mezzo c'è la passione di Gesù. Le nostre fragilità, le nostre fatiche, il nostro peccato ci lasciano nudi, senza protezione. L'unica realtà che ci può rivestire e salvare è la passione di Gesù. Che non è un incidente ma un mirabile scambio «per salvare lo schiavo hai sacrificato il tuo figlio» dice l'exultet pasquale, il canto della risurrezione.
È quando la vita sembra schiacciarci (o ci schiaccia davvero) che facciamo esperienza di bellezza e bontà: il grano non passa per sbaglio nella macina, ma solo in essa diventa farina e poi pane, nutrimento per la vita; le olive non passano per sbaglio nel frantoio, ma solo in esso diventano olio, prezioso per il nutrimento, unguento per le ferite, simbolo regale e l'uva è nel torchio che trova la sua realizzazione come vino «che rallegra il cuore dell'uomo» dice la bibbia.
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