Spaziotempo oppure Spazio e Tempo? Conta l'incontro!
III Domenica anno B

Gio 3,1-5.10; Sal 24; 1Cor 7,29-31; Mc 1,14-20


Tempo e spazio: due concetti fondamentali per noi per comprendere il mondo e la vita. Due concetti che secondo la Teoria della Relatività Ristretta di Einstein sono in realtà parte di un unico schema dell'universo, in cui il tempo è la quarta dimensione delle tre spaziali che ben sappiamo percepire.
Ma a noi interessa la percezione umana delle cose e noi usiamo tempo e spazio come categorie fondamentali e separate per conoscere la realtà. Sappiamo situare un'oggetto nello spazio e sappiamo che la sua posizione oltre ad essere oggettiva è anche relativa alle altre, il suo essere davanti, dietro, sopra sotto dipende dal punto di osservazione. Pensiamo alle stelle: noi immaginiamo le costellazioni perché vediamo le stelle in quella posizione del nostro punto di vista relativo e magari le stesse sono lontane miliardi di anni luce le une dalle altre.
Per il tempo l'esperienza non è molto diversa: sappiamo situare gli eventi in un prima o un dopo, e la loro distanza nel tempo è relativa al punto di osservazione personale. Il tempo in più ha anche una componente emotiva, si dilata o restringe la percezione che ne abbiamo in base al piacere o alla noia che proviamo. Alcuni studi dimostrano che noi adulti percepiamo più vicine nel tempo le cose future rispetto a quelle del passato poste oggettivamente alla stessa distanza, mentre ragazzi e adolescenti vivono l'esatto contrario. Questa premessa ci permette di leggere l'incipit del Vangelo di oggi, che è l'inizio della predicazione di Gesù, in Marco primo di queste parole è presentato Giovanni e il battesimo. «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Tempo… che è «compiuto» (Kairos in greco). Spazio… Il regno è vicino.
Tempo compiuto ci dice che è il momento giusto, esatto perfetto, perché sia compia qualcosa di atteso, spazio vicino ci racconta una certa intimità, una certa famigliarità: ciascuno di noi ha delle distanze interpersonali che mantiene con le persone in base proprio alla famigliarità che ha o vuole avere.
Dio è sempre stato nella storia biblica il totalmente altro, il completamente diverso, irraggiungibile, altrove e in altro tempo. A Gerusalemme non abita lui il tempio, ma solo la sua presenza. È diverso e lontano da qualunque altra idea di divinità del mondo antico, viene definito «tre volte santo» (e santo significa semplicemente separato) proprio per sottolineare questo scostamento, questa distanza. Ora con Gesù, fin dall'inizio del suo ministero, da subito si interrompono e annullano interamente e totalmente qualunque tipo di distanza spaziale e temporale: il tempo è al vertice della storia, il Regno è qui, vicino. Sono le sue prime parole riportate in Marco: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino». Ma non è una questione astratta, non si tratta di sole parole, di solo annuncio. Questa totale vicinanza si rende concreta in un incontro. Gesù incontra Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni. Si rende vicino a loro là dove e quando sono. È quell'incontro così concreto che rende vero il compiersi del tempo e la vicinanza del regno.
La presenza di Gesù nel mondo, la sua incarnazione, la sua vita umana sono la parte oggettiva del tempo e dello spazio di Dio. L'incontro con Lui, quella soggettiva. E l'incontro con Lui è per ciascuno diverso nei tempi e nei modi! Per i quattro primi apostoli il tempo è compito e il Regno vicino in quell'incontro in riva al lago, durante il loro lavoro. Dopo Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni, in luoghi diversi ne arriveranno altri otto per essere apostoli e altre decine-centinaia-migliaia tra i discepoli e così avanti attraverso la storia e i continenti fino ad oggi. 
Nell'incontro con Gesù c'è il tempo compiuto e il regno vicino. Per ciascuno di noi il tempo si compie e il regno diventa vicino quando incontriamo Gesù. E lo possiamo incontrare in qualcosa di molto pratico: tutta la vita sacramentale e in particolare l'Eucaristia, l'ascolto e la mediazione della Parola, ma soprattutto (e lo insegna Gesù stesso, non invento nulla) «nei fratelli più piccoli» (Cf. Mt 25,40). Ogni incontro d'amore, di comunione, di comunità, di fraternità può diventare ed è un incontro con Cristo.




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