Vocazione: un corteggiamento di sguardi
II Domenica anno B

1Sam 3,1-10.19-20; Sal 39; 1Cor 6,13c-15a.17-20; Gv 1,35-42

 
Giovanni racconta gli incontri con i primi di scepoli di Gesù come un continuo gioco di sguardi.
Non è molto diverso da un percorso di corteggiamento in cui lo sguardo è uno dei più importanti linguaggi non verbali. Già da lontano fissare qualcuno ma poi distogliere gli occhi quando gli sguardi si incrociano... cercare qualcuno in mezzo alla gente, osservare dell'altro movimenti, volto, posizioni, mani, bocca... Uno sguardo che vaga nell'ambiente è molto diverso da uno sguardo fisso, ovunque esso si diriga.
Nel corteggiamento può esserci un ''giocare a nascondino'' con gli sguardi che evitano di incrociarsi per più di qualche istante, oppure un provocare, giocare anche sull'imbarazzo tenendo fisso lo sguardo.

La narrazione di questi primi incontri tra Gesù e i discepoli, che saranno poi gli apostoli, ci affida una dinamica molto simile a quella del corteggiamento, dove non è del tutto chiaro chi corteggia chi ed entrano in gioco relazioni e ricerche diverse. Lo sguardo, il vedere, l'osservare, il lasciarsi fissare, guardare, cercare scandiscono gli incontri e le scelte. Sono diversi i verbi che parlano di questo sguardo e raccontano ciascuno delle sfumature.
Abbiamo il guardare con insistenza, fissare qualcuno. Protagonisti in tempi e modi diversi sono prima Giovanni il battista che fissa lo sguardo su Gesù, poi Gesù che fissa la sguardo su Pietro. Ma abbiamo anche un osservare quasi da spettatore che Gesù vive con Andrea fratello di Simone e l'altro discepolo di Giovanni che resta senza nome: di loro Gesù vede (da spettatore) che lo seguono. Sempre loro stessi sono invitati da Gesù a seguirlo e «desiderare di vedere» (così il Greco originale) dove Lui dimora, secondo la loro stessa domanda. Attorno a questi sguardi ci sono poi parole racconti, passioni ed entusiasmi che testimoniano, invitano, richiamano, tutto per organizzare, vivere, reagire ad un incontro.
Nella prima lettura della II domenica dell'Anno B è proposta la cosiddetta vocazione di Samuele, chiamato da Dio per ben 4 volte e riconosciuto solo grazie ad Eli. Il racconto ci rende partecipi del fatto che «in quei giorni la parola del Signore era rara e le visioni non erano frequenti» e che Samuele non aveva ancora conosciuto il Signore. Ad incontro avvenuto «Samuele non lasciò andare a vuoto nessuna delle parole del Signore e il Signore fu con lui». Là c'è un tempo senza visioni, qui, nel Vangelo, c'è invece un tempo di sguardi. Essere discepoli è l'incontro tra due sguardi, … anzi ce ne è un terzo. Perché il primo a fissare lo sguardo su Gesù e Giovanni, il battista. E solo così i suoi due discepoli inizieranno a seguirlo, inizieranno a guardare Gesù, e poi a fissare lo sguardo su di Lui. Ma poi c'è lo sguardo di Gesù che si fissa sul discepolo, in questo caso Pietro, e che non si ferma ma dice, rivela qualcosa dell'identità del discepolo stesso. A Simone, che significa Dio ha ascoltato, viene rivelato di essere solido come una Pietra «Cefa» proprio perché Dio ascolta, … e guarda. In queste narrazioni di chiamata c'è posto anche per noi! Tutto si risolve nel fissare lo sguardo su Gesù. E per alcuni quel fissare Gesù può essere spontaneo, altri hanno bisogno di imparare. E ciò può avvenire guardando altri, vedendo lo sguardo di altri fisso su Gesù, lo sguardo di testimoni, del passato o del presente che sanno affascinare perché non distolgono lo sguardo da Gesù e nella loro vita questo si vede, è manifesto. Quello sguardo che possiamo osservare in altri e che può essere o diventare anche il nostro. Quello sguardo fisso, concentrato, serio, ma anche emotivo, carico di interesse, curiosità, magari nostalgia, assorto e penetrante allo stesso tempo. Uno sguardo che desidera conoscere… in tutte le dimensioni, razionali ed emotive, uno sguardo che vuole sapere ma anche amare. Uno sguardo che non vuole distogliersi, uno sguardo che anche se colto, sorpreso dall'altro nel suo indugiare, non scappa, non fugge, non arrossisce… Perché lo sguardo fisso del discepolo incontra lo sguardo fisso di Gesù che già conosce, che già ama e non si distoglie e non fugge e non scappa. Ma attende anche quando non è ricambiato, attende con speranza di essere guardato da noi discepoli. È lo sguardo di Dio che soffre il tradimento del suo popolo ma non smette di essere fedele, è lo sguardo di Gesù che si fissa su Pietro anche dopo il tradimento, che continua a conoscere e ad amare.
Dio ci corteggia da tutta la vita, scopriamo la bellezza del rispondere con uno sguardo che ama.

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