Epifania: da dove la luce?
Nel profondo di ogni essere umano risiede una luce interiore, una scintilla che rappresenta la nostra essenza più pura e radiosa. Questa luce non è legata al mondo esterno, alle sue gioie e ai suoi dolori, ma brilla costantemente dentro di noi, come un faro nella notte. È possibile risvegliare la luce interiore, è necessario connettersi con il proprio io, mettersi in contatto con il bambino ciascuno ha dentro di sé, ascoltare sé stessi.
Immergersi nella natura per poter riscoprire la propria vera essenza...
bla bla bla...
O meglio, perdonate l'espressione colorita: BALLE!
Sono frasi che ho preso pari pari da vari siti internet, imbevuti maldestramente di idee orientali non elaborate e sottratte al loro contesto originario. Non c'entrano nulla con la Bibbia, non c'entrano nulla con Cristo, non c'entrano nulla con la fede cristiana. Il cammino di fede, non è un cammino di ricerca interiore, non c'è nessuna luce interiore da accendere, non ci sono meccanismi interiori nascosti da scovare e attivare.
Nulla di tutto questo!
E rivelazione è proprio la prima parola chiave per comprendere questa "esternità" della luce.
Paolo agli Efesini: «per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero».
Non c'è, non ci può essere un' autorivelazione, ma solo una rivelazione esterna, un dono gratuito.
Isaia: «Rivestiti di luce, perché viene la tua luce [..], su di te risplende il Signore».
Come se ci fossero due livelli di luce: quella di cui rivestirsi, per prepararsi e quella che ci viene incontro. Quella esterna che guida o indossiamo e quella definitiva che è Gesù che viene incontro.
Ancora, i magi: «Abbiamo visto spuntare la sua stella», «la stella li precedeva», «al vedere la stella provarono una gioia grandissima». È già abbastanza una luce che (esterna) ci guida a far provare gioia, figuriamoci cosa comporta l'incontro con la luce vera. L'Epifania è un messaggio forte di "esternità". Uso questa forma inusuale apposta, perché "esteriorità" non funziona, significa altro. Esternità perché fin da subito il Messia non è chiuso su stesso, sulla sua famigliola felice (per ora lo era ancora, la fuga in Egitto, la strage degli innocenti arriveranno in seguito), il Messia è da subito aperto, spalancato, rivelato al mondo intero e lo trovano coloro che sono capaci di guardare fuori di sé per andargli incontro, quelli che non cerano effimere luci interiori ma sonno leggere i segni delle luci esterne, e si lasciano da esse provocare, contagiare, liberare.
Non siamo noi la sorgente della salvezza, non c'è nulla da cercare dentro di noi. Tutto è fuori. Luce chiama luce e ci porta, semplicemente, alla vera luce, alla vera salvezza che è fuori di noi, ci viene incontro da fuori, viene da Dio, in Gesù.
Si tratta di realizzare incontri di luce, si tratta di realizzare relazioni di luce, esprimere parole di luce, ascoltare parole di luce. Si tratta di distinguere le stelle dai buchi neri. Il cammino dei Magi o di Erode. Le vie sono molteplici: comunità, fraternità, celebrazioni, studio, novene, preghiere, sacramenti. Ovviamente il percorso giubilare, ma anche associazioni, movimenti, volontariato, carità,… per i pastori erano gli angeli, per i magi è la stella.
Con un indizio per saper riconoscere "la stella": si prova una gioia grandissima. Anche nel cammino, anche con in mezzo incontri sbagliati (Erode), con inciampi e intoppi. Ogni volta che si vede "la stella" che precede, si prova una gioia grandissima.
Cerchiamo questa "esternità" di luce, contribuiamo a illuminare percorsi comuni di luce.
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