Cartelli indicatori
II Domenica del tempo ordinario, anno B

1 Sam 3,3b-10.19; Sal 39; 1 Cor 6,13c-15a.17-20; Gv 1,35-42


Cartelli indicatori, cartelli stradali, manifesti...
Oggi le letture è questo che ci propongono.
Cartelli indicatori che sono persone che in modi diversi ci indicano qualcosa, mostrano un nome, una identità, qualcosa di importante.

Partiamo da Samuele ed Eli.
Samuele è un bambino al servizio del tempio come dono da parte della mamma che lo aveva promesso a Dio quando era stata liberata dalla sterilità. Un bambino che non conosce Dio, dice il testo della scrittura. Sarà il «cartello indicatore» Eli a farglielo conoscere, ad aiutarlo ad accogliere quella voce nuova, confusa erroneamente per quella del maestro, come la voce del Signore. Anche noi abbiamo bisogno di cartelli indicatori che ci indichino che quella là e non altre è la voce di Dio. Qualcuno che ci aiuti a trovare tra le mille voci che abbiamo dentro (pur non essendo pazzi) quella che viene da Dio. Ecco il primo «cartello», Eli. A tutti serve un «Eli» che indichi la voce di Dio.


Un secondo cartello, un po' originale, lo troviamo nella lettera di Paolo ai Corinzi: si tratta del corpo. Del corpo di ciascuno. Non siamo divisi in anima e corpo ma siamo un tutt'uno con queste due parti. Ecco perché si parla della risurrezione della carne, dei corpi. La fisicità fa parte di noi. I corpi sono membra di Cristo, il corpo è tempio dello Spirito. È il corpo che ci permette di vivere questa vita. Il cartello «corpo» ci dice che in questa vita siamo chiamati ad essere santi, senza aspettare... E per fortuna tutti abbiamo un cartello «corpo» che ogni tanto ci tira la giacchetta e ci rende attenti alla realtà fisica in cui viviamo e di cui non possiamo fare a meno.

Gli altri cartelli li troviamo nel Vangelo.
Di questi il primo è Giovanni. Il testo dice che Giovanni «stava», mentre Gesù «passava». Gesù è il movimento della fede, il dinamismo, la vita, che non ammette l'immobilismo il restare fermi, bloccati su e in se stessi. Giovanni è un cartello che sta! Fermo! Ma indica, mostra il passaggio, il cambiamento, il movimento di Gesù: ecco l'agnello di Dio... Un termine, un titolo dell'Antico Testamento, con riferimento ai sacrifici nel tempio, uno sguardo su quello che accadrà tre anni dopo a Gerusalemme con la passione, morte e risurrezione. Ecco colui che libera dai peccati. E non dimentichiamo che Giovanni predicava un battesimo di conversione e di presa di coscienza del peccato. A tutti serve un Giovanni che indichi la presenza dell'Agnello, che annunci che c'è quella salvezza che Dio ci dona, altrimenti rimaniamo schiacciati dal peso del peccato, che l'agnello però prende su di sé.

Il prossimo cartello porta scritto «Rabbì-Maestro» ed è rappresentato dai due discepoli di Giovanni che si mettono a seguire Gesù. Dentro di loro scatta qualcosa e lo riconoscono come IL maestro e non un maestro. Il maestro con cui è bello dimorare, abitare, restare. «dove abiti, dove dimori?» Abitare stare con il maestro significa imparare da lui tutto il possibile. A tutti serve un maestro. Gesù è il maestro che accoglie tutti, che desidera che tutti dimorino con Lui per imparare il più possibile ad essere esseri umani veri.

C'è poi il cartello «Andrea» che a Pietro dice di avere trovato il Messia. L'unto di Dio, il prescelto, l'atteso, il liberatore. Ci sarà ancora tempo per scoprire che tipo di liberatore è Gesù, ma almeno lo si può riconoscere come tale. A tutti serve un Andrea che riveli di aver trovato il Messia e che ci convinca ad andare anche noi ad incontrarlo. E c'è un ultimo cartello importante che è Gesù stesso! Che dona ai chiamati (tutti) un nome nuovo, una nuova identità (Pietro-Cefa) se lo incontriamo (davvero però) siamo cambiati a tal punto che anche il nome cambia, siamo persone nuove.

Eli, il corpo, Giovanni, i discepoli, Andrea, Gesù stesso ci rivelano e indicano una strada da percorrere per essere veramente nuovi, per incontrare Gesù. Possiamo anche perderci migliaia di volte ma quei cartelli saranno sempre lì ad aspettare di indicarci la strada del ritorno alla casa: quella dove Gesù stesso dimora e ci attende.



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