Monete a immagine di Dio
XXIX Domenica del tempo ordinario, anno A
Is 45,1.4-6; Sal 195; 1Ts 1,1-5; Mt 22,15-21
Anche Gesù nel Vangelo di oggi parla di soldi, di monete, di tasse. Provocato dai farisei sulla liceità di pagare o meno i tributi all’invasore romano Gesù provoca a sua volta gli ascoltatori con un domanda fondamentale: «Questa immagine e l’iscrizione di chi sono?»
L’immagine sulle monete in circolazione allora era quella dell’imperatore, di Cesare e su questa base Gesù afferma la liceità del tributo, a ciascuno ritorni il suo.
Ma a Gesù non importa tanto stabilire una giustizia tributaria, quanto piuttosto parlare dell’immagine. Se sulle monete di allora c’è Cesare cosa c’è sulle nostre? Lasciamo stare la scritta sul cinque franchi ‘Dominus providebit’, Dio provvederà, usarla in questo contesto, riconoscendo chissà quale ispirazione patriottico-religiosa sarebbe fin troppo scontato.
Osserviamo piuttosto le nuove banconote. La Banca nazionale ha deciso di non dedicarle più a personalità ma ad aspetti definiti «tipici della Svizzera», inserendo in ciascun taglio alcuni elementi fissi. La banconota da cinquanta è dedicata all’aria, al vento, quella da venti alla luce, quella nuovissima da dieci al tempo e alla precisione. Le mani sul fronte sono in una posizione legata al tema, il globo si sposta su una diversa porzione geografica, sullo sfondo appare un luogo (montagna, LocarnoFestival, galleria ferroviaria) e un oggetto (parapendio, farfalle, orologio) sempre legati al tema dominante.
Non c’è più un personaggio da glorificare (Cesare sulle monete di Gesù, o il nostro Borromini del cento franchi della serie ancora precedente) ma ci sono aspetti dello stato, della nazione che ricevono onore. Come non ricordare il brodo di Giuggiole di Marco Solari del Festival di Locarno di fronte alla banconota da venti franchi.
Una lunga divagazione su monete e banconote per dire che il mondo non è cambiato di molto, che ancora abbiamo bisogno di oggetti, di valori materiali per affermare i nostri meriti, i nostri spazi, i nostri onori.
«Questa immagine e l’iscrizione di chi sono?» di Cesare, dello stato, delle ‘eccellenze Svizzere’, poco importa. Sono simbolo di un mondo in cui viviamo, che ha le sue regole. Ma c’è una moneta, una banconota estremamente speciale, che porta impressa un’immagine diversa. Realtà fortemente affermata nel libro della Genesi, nel primo racconto della creazione: «Dio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò».
La moneta di Cesare è di metalli preziosi, la nostra carta-moneta è di fibre vegetali e plastica e in parallelo di bit e impulsi elettrici (la moneta digitale). La moneta che porta impressa l’immagine di Dio è l’umanità. Cesare, gli stati moderni, l’economia sono conosciuti e hanno bisogno di farsi conoscere attraverso le loro valute, Dio si fa conoscere attraverso gli esseri umani. Se Gesù ci invita a dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio comprendiamo bene come a Dio va tutto il nostro essere come affermato da Gesù stesso in altro modo: «amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente». Tutto.
Pensiamoci come moneta e valuta di Dio, il nostro valore nominale allora dipende da quanto siamo veramente capaci di rendere in noi visibile la sua immagine.

E su di noi? L’iscrizione dovrebbe essere divina, il più visibile possibile: sui nostri volti e in tutta la nostra esistenza brilli, incisa, la Parola di Dio, il Vangelo.
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