Innesti e potature: viticoltura moderna e Vangelo
V Domenica di Pasqua B

At 9,26-31; Sal 21; 1 Gv 3,18-24; Gv 15,1-8

 

Molte delle parabole o delle similitudini utilizzate da Gesù sono legate al mondo della natura, dell'allevamento e della coltivazione. Un mondo che per noi diventa sempre meno spontaneo, di cui abbiamo sempre meno esperienza. Per quello che riguarda la geografia della nostra diocesi fa forse eccezione proprio il tema del Vangelo di oggi, quello della vigna, della vite, del vino (e ci aggiungiamo la distillazione e la grappa). Moltissimi di noi per esperienza diretta oppure per qualche parente o amico hanno una qualche esperienza almeno della vendemmia, Ma resta un mondo che tra tutti quelli agresti evangelici è davvero forse il più vicino. Vite, tralcio, potatura, non sono termini e fenomeni a noi del tutto sconosciuti. 

Probabilmente al tempo di Gesù la coltivazione della vite non era identica a quella che conduciamo noi moderni, ma pensando proprio a quella moderna ci sono delle intuizioni su radici, tralci e potatura che credo Gesù avrebbe davvero amato per raccontarci del nostro rapporto con lui.
Il primo dettaglio delle viticoltura moderna è l'insieme formato dalla pianta con le radici unite ai tralci, e parliamo perciò dell'innesto.
Per brevità dovrò essere un po' impreciso, non me ne vogliano i viticoltori. 

 

Da noi oggi le barbatelle (le piccole piante di vite nate come talee da piante precedenti) che si mettono a dimora nel vigneto per sostituire man mano quelle più vecchie, o anche per piantare un nuovo vigneto, sono nella maggiorparte dei casi degli innesti. È un operazione iniziata 150 anni fa per risolvere il problema di un parassita americano, la Filossera, che provocava pochi danni alle radici della vite americana ma era fatale per le viti europee. Da qui l'idea di innestare i tralci della vite europea nei suoi vari vitigni (più pregiati diciamo noi) sulle più resistenti radici di vite americana.
Da una parte abbiamo dei tralci di una vite buona, bella ma fragile, suscettibile agli attacchi del parassita.
Dall'altra la vite dalle radici solide e resistenti.
Come non leggere in questa storia della nostra viticoltura il messaggio bello del Vangelo: i tralci belli, buoni, dolci, nati per portare un buon frutto ma che finiscono per subire l'attacco del nemico, del parassita, siamo noi, è l'umanità che nel sogno creativo di Dio è pensata per dare vita a frutti di bene, ma che subisce la tentazione del male, del peccato. Un'umanità ferita, attaccata, dalla propensione al peccato, dal sospetto rivolto addirittura anche a Dio.
Ma c'è un modo per salvare quei tralci!!
Ed è l'innesto sulla vite forte dalle radici inattaccabili che è Gesù, il Cristo Con le nostre gambe (guarda caso il nome che diamo alle piante della vite) non possiamo stare in piedi, siamo fragili, esposti agli attacchi del nemico. «Senza di me non potete fare nulla» ci ricorda lo stesso Gesù Ma se innestati «in», dentro, con un legame forte con Gesù, allora quel pericolo non c'è più, gli attacchi del nemico sono superabili, la forza non viene meno, dalla vite che è Gesù continuiamo a ricevere la linfa e abbiamo così la possibilità di portare davvero un frutto buono e gustoso che (ed è sant'Agostino che si esprime così) non renderà più ricco l'agricoltore, ma renderà noi più felici.
E grazie alla lettura che Giovanni fa nella sua prima lettera possiamo dare un nome ai frutti: «il suo comandamento è che ci amiamo gli uni gli altri, chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio». Un'esperienza che si fa non a parole ma nei fatti. Così come si vede se un tralcio è o no innestato sulla vite così dalla nostra vita, dalla nostra esistenza si deve vedere, con i fatti, che siamo innestati in Cristo.

 

Il significato della potatura è più o meno chiaro a tutti ma possiamo scoprire il secondo dettaglio della viticoltura moderna che diventa messaggio per la nostra vita.
La potatura si basa su tre tagli specifici che hanno scopi ben precisi: si parla di Taglio del passato, Taglio del presente e Taglio del futuro.
Il taglio del passato consiste nell’eliminare il tralcio a frutto vecchio, quello che ha prodotto nell’annata precedente.
Il Taglio del presente consiste nell’individuare il tralcio a frutto migliore e nella posizione migliore che servirà per produrre nell’annata in corso.
Mentre il Taglio del futuro consiste nel lasciare degli speroni a due gemme che daranno vita al tralcio a frutto nell’anno successivo.
La potatura di Dio, l'agricoltore, su di noi si prende cura di tutta la nostra storia:
il passato ha dato frutto, lo si gusta come tale, non serve trattenerlo nella nostalgia o nel rimpianto a rubare la linfa al presente che può e deve ancora portare frutto.
Il presente va curato, preparato, protetto perché qui e adesso porti frutto.
Ma anche sul futuro si apre una finestra, senza anticiparne né il frutto né la preoccupazione, ma sapendo che c'è e lasciando lo spazio per l'attesa e la speranza.
Intravvediamo il senso di ciò nell'esperienza di Paolo che su di sé vive questa potatura, ma non tutti gli altri la vedono, Lui è libero dal passato ma non lo sono gli altri. Gli amici che hanno visto in lui le grandi opere di Dio, ora che la sua vita è innestata in Cristo, loro lo aiutano e lo accompagnano, lo mettono in salvo.
L'incarnazione è la scelta di Dio di metterci a disposizione le forti e solide radici della vite che Cristo, in cui innestarci. Da questo incontro l'intera nostra vita porta frutto buono, se curiamo la nostra storia, il nostro quotidiano e la nostra speranza.

 

 

 

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