Ti spedisco in convento 2 - un bis d'amore

Una nuova stagione correva il rischio di non raggiungere la bellezza e la profondità della prima, eppure questa serie sembra esserci riuscita. Si cambia convento, alla volta di Trani, presso le Suore del Divino Zelo, che affermano di avere come missione l’aiuto concreto e la preghiera perché ciascuno possa trovare la propria vocazione.
Se nella prima stagione l’amorevolezza delle suore era stata quasi assoluta, in questa seconda stagione c’è forse una marcia in più.
Il montaggio delle puntate mostra qualche tensione e la superiora che combatte in sé stessa tra l’amore per le ragazze e il bisogno di dare regole, pretenderne il rispetto e venire ai ferri corti di fronte alle provocazioni di una delle ragazze che risulta impermeabile ad ogni azione o gesto delle suore. Come nella prima serie anche qui una delle ragazze abbandonerà presto il progetto ma le altre arriveranno a termine tra alti e bassi, tra gioie e fatiche, tra successi e cadute, tra chiusure e aperture.
Delle cinque suore spiccano soprattutto suor Carolina (consigliera provinciale), suor Patrizia (superiora) e suor Julinda, ma si comprende il ruolo defilato ma dolcissimo di suor Laxmi e suor Agnes. Anche una novizia è una postulante partecipano e con la loro presenza, che è testimonianza, non mancano di provocare le ragazze alla riflessione.
Un programma perfetto? Lungi dall’esserlo… Il montaggio pecca nel racconto, vediamo solo degli estratti della vita delle ragazze in convento. Manca una narrazione più continuativa, costante, complice il numero ridotto delle puntate (6) ampiamente insufficiente per rendere ragione dell’intero mese trascorso in convento. Ci vengono mostrate soprattutto le attività da “dinamica di gruppo” o team building svolte dalle suore per le ragazze e vengono un po’ meno gli episodi di vita concreta e quotidiana. Si perde un po’ il senso dei tempi trascorsi e la percezione del modo in cui si sono avvicendati.
Una chicca: aver osato “rinchiudere” per due giorni due delle ragazze in un monastero di clarisse. Se da una parte abbiamo le suore che costruiscono e adattano il loro mondo per accompagnare le ragazze, dall’altra abbiamo il mondo più austero e regolato del monastero che però non mostra affatto monache meno in grado di offrire loro amore e accoglienza. Silenzio, preghiera, regola diventano, nella loro rigidità uno spazio che le ragazze imparano ad accogliere come segno straordinario dell’amore delle monache.
Un segno bello è la presenza gioiosa e amichevole delle ragazze, nella puntata finale, all’entrata nel noviziato di Maria Lucia, che nel convento avevo conosciuto come postulante, segno di un volersi bene che le ragazze proprio là hanno imparato.
Ancora una volta per il secondo anno a “vincere” il reality sono le suore, a cui si aggiungono le monache tutte capaci di mostrare in modo straordinario la loro capacità di amare. Le ragazze ancora devono fare il collegamento tra l’amore sperimentato e la sua origine, la sua sorgente, ma un amore così non le ha lasciate indifferenti, porterà frutto. Lasciamolo agire. Ci crediamo.


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