Ti spedisco in Convento 3 - Non sia solo narrazione

Ti spedisco in convento è arrivato, in Italia, alla terza stazione. Quest'anno le ragazze sono spedite a tradimento in un convento di Roma presso le suore Battistine, vicino a Villa Pamphili. Il format, non è cambiato di molto e nemmeno il punto di partenza delle ragazze (Beatrice, Dayanna, Francesca, Lucy, Tezeta, tutte di 19-20 anni) che arrivano in convento da storie abbastanza simili, di vita che viene definita sregolata, abituate a stare fuori la notte e non alzarsi sicuramente al canto del gallo, sempre alla ricerca dell'eccesso, dell'alcol e la ribellione.
Il rischio «già visto» è dietro l'angolo, ma alcune piccole novità, sfumature in realtà raccontano ancora una volta la bellezza dell'incontro tra queste vite opposte che porta frutti. Da entrambe le parti.


Questa volta la comunità delle suore non si limita alle cinque direttamente coinvolte nel programma (Suor Bozena, Suor Carmelita, Suor Gilda, Suor Lina e suor Maria Pina, Suor Luziane). Questa volta il convento ospita una quindicina di suore che in alcune occasioni compaiono nei filmati, soprattutto nelle riprese del refettorio, della cappella e in occasione dei servizi per la casa e anche esse si interfacciano con le ragazze ospiti.
La Madre provinciale, suor Maria Pina, è anche la preside della scuola di San Giovanni Battista che si trova accanto al convento e come tale affronta anche la sfida con queste ragazze. Se nelle precedenti stagioni, le suore quasi non avevano difetti, o per lo meno non venivano mai mostrate in errore o troppo nella fatica della relazione con le ospiti, in questa terza stagione è proprio Suor Maria Pia a vivere un momento di crisi. Per quello che potremmo definire un semplice disguido di parole tra lei e Tezena (una delle ragazze) i toni della discussione si fanno parecchio accesi e mentre Suor Lina (la superiora generale) cerca una mediazione, Suor Maria Pina fatica a fare un passo indietro, si allontana dal convento e si rifugia in un «posto dove sta bene», la sua scuola. Il tempo di distacco rasserena e i rapporti riprendono.
Mostrare questa fatica aggiunge valore alla narrazione del programma, dell'evoluzione della relazione tra ragazze e suore. Alla fine anche quest'anno il ritratto della comunità è qualcosa di bello, semplice, a volte naïf, ma di gran cuore (come vediamo anche nel racconto di Carmelita che ospita in convento la sorella gemella, non suora ma rimasta sola). Le ragazze da questo si lasciano contagiare e tornano alle rispettive vite con qualcosa di diverso, un seme misterioso, che racconta bellezza e gioia.
Anche in questa stagione una ragazza abbandona prematuramente il programma, ma stavolta non per ostruzionismo ma, secondo la sua stessa narrazione, per paura di «cambiare troppo». Beatrice ritorna a Montecarlo perché le esperienze che le hanno fatto fare le suore (ad esempio con i senza tetto) l'hanno scossa, dice, e tema di essere distratta dai progetti della sua vita, che la vedono «regina del lusso» come un po' già suo padre.
Il programma ha ovviamente anche dei difetti. In particolare le puntate tacciono sulla effettiva durate dell'esperienza e non raccontano in maniera lineare gli avvenimenti. Con i «confessionali» sia delle suore che delle ragazze che raccontano a loro modo gli avvenimenti mostrati poco prima, la regia e il montaggio costruiscono effettivamente una narrazione ad uso del pubblico che racconta solo in parte l'evoluzione reale delle ragazze. Manca totalmente la percezione della quotidianità, che non si percepisce nel suo svolgersi ma si intuisce a malapena grazie a qualche immagine della cappella e del refettorio.
Nel panorama dei vari reality che non prevedono la diretta ma la registrazione e il montaggio (Il collegio, la caserma,…) Ti spedisco in convento ha sicuramente una marcia in più, le suore che si sono alternate su questo palcoscenico hanno sempre dimostrato una capacità di amore e accoglienza straordinarie, ma il format rischia di diventare stanco se continuerà con la scelta di una narrazione che appare un po' costruita a tavolino.


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