Una finestra spalancata per sempre - Natale 2025

In molti comune da qualche anno, spesso su iniziativa di comitato genitori o associazioni, è nata la tradizione delle finestra di avvento. Occasione per ritrovarsi insieme, con un po' di musica, magari un mezzo aperitivo e condividere un attimo di tempo con vicini, bambini, adulti, amici. In qualche luogo sono vere e proprie finestre dipnte, in altri è piuttosto una luminaria particolare, in altre un presepe. Ogni finestra ha in qualche modo il potere di dare una sbirciata nella vita e nella storia delle persone, non nel senso che si guarda nei salotti attraverso le finestra, ma osservando le scelte e la cura e la passione che è stata messa in esse.

E anche i testi biblici di questa notte sono in un modo tutto speciale delle finestre sulle vite dei protagonisti. Abbiamo una finestra sui pastori, una sulla mangiatoia, una su Maria e Giuseppe, il loro amore, la loro storia tutta speciale. Abbiamo persino una finestra sul cielo con gli angeli che portano l'annuncio ai pastori e cantano la gloria di Dio, la pace destinata a coloro, tutti, che sono amati da Dio.
Una finestra si apre anche su tutti gli animali che il presepe ha inventato attorno all'evento di Betlemme. Nel testo non ci sono il bue e l'asino e sono citate a malapena le greggi a cui i pastori fanno la guardia. Ma la tradizione umana per quella notte e solo per quella notte (purtroppo) non ha voluto lasciar fuori nessuno. I presepi napoletani non lasciano fuori nessuno nemmeno oggi e allora troviamo sportivi, attori, e una miriade di altri personaggi famosi nelle statuine del presepe partenopeo.

Nelle letture che sono risuonate oggi non ci sono solo le finestre aperte sul presepe, ma anche quelle di Isaia aperte, spalancate per far entrare luce su coloro che camminano nelle tenebre, per portare consolazione agli appressi e agli affaticati. O la finestra che Paolo apre al suo amico e discepolo Tito sul modo di vivere in questo mondo ma tutti tesi a qualcosa di più grande. Paolo la chiama tutto questo «beata speranza». 

A Losone, dove vivo non ho potuto essere presente a nessuna della apertura, ma sabato scorso la sera tardi (dopo le 22.00) ho provato ad andare a vedere queste finestre, il piano era di vederle tutte, o quasi, un'oretta a piedi in giro per il paese. Cartina alla mano traccio un programma che mi sembra logico, cerco la prima, poi la seconda, la terza e la quarta... e poi ho rinunciato… non ne ho vista nemmeno una e non capivo, poi ho letto bene sul sito e ho scoperto che sono visibili dalle 17.30 alle 21.00. Una cosa che mi sembra più che giusta, non si può mica entrare nei giardini delle case ad ogni ora del giorno e della notte. 
Ma è stato in quel momento che ho scelto di parlare di finestre per questo Natale. Perché noi apriamo finestre sulle nostre vite «a tempo», con il timer, come quelli delle luminarie di Natale, e lo facciamo lecitamente per proteggerci, per difenderci, per non lasciarci invadere.

Ma quella notte a Betlemme è stata aperta una finestra speciale che non è mai stata richiusa e mai potrà esserlo: una finestra che lascia vedere la Salvezza, che lascia vedere Dio stesso, che lascia filtrare a noi la luce, la bellezza, la bontà, il volto stesso di Dio che è visibile nel volto dell'uomo, in quel neonato che sarà bambino, sarà ragazzo, sarà giovane, sarà adulto.
Dio ha scelto di spalancare finestre, di non proteggersi da noi, di lasciarsi invadere, travolgere, anche consumare. E se noi provassimo ad aprire qualche finestra? Qualcuna in più... Invece di barricarci nell'isolamento, nell'egoismo, nel pensare al nostro orticello, nel cercare solo il nostro piacere, la nostra realizzazione, la nostra ricchezza, potremmo aprire e lasciare aperta qualche finestra, anche piccola.  Ce la caviamo, anche se col 'timer', ad aprire finestre esteriori, piccole e grandi, quelle dell'avvento della cartina di Losone o quelle minuscole dei calendari con i cioccolatini o le sorpresine. È un inizio. Cerchiamo allora di imparare ad aprire altre finestre, quelle della fraternità, della comunità, della comunione, dello stare insieme, dell'aiutare, del condividere, del semplice accorgerci dell'altro, prenderci cura vicendevole. Possiamo farlo solo continuando a guardare attraverso quella finestra che Dio ha aperto per noi, verso di noi, su di noi, tra noi e Lui. 
La fede è forse semplicemente questo: guardare attraverso quella finestra, aperta su Dio e in essa scoprire miriadi di altre finestre aperte su tutti e con tutti.

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